Da u corsu à u talianu... oppure dall'italiano al corso!
IX - Alcuni testi corsi tra il 1817 e il 1937
"U Sirinatu di Scappinu", S. Viale (1817) | "Vindetta", P.M. della Foata (~1860 ?) | "Un Affaracciu", Maistrale, 1924 | "Corsica, Corsica !", M. Appinzapalu | "L'Invernu in Corsica", Santu casanova, 1930 | "Cuntrastu Trà un Cuzacciu è un Partinillacciu", Minicale, 1937 |
L'invernu in Corsica |
![]() |
Per secoli l'italiano - o piuttosto il toscano – è stato la lingua scritta dei Corsi, grazie alla vicinanza tra i due idiomi. Ne risulta che non si può trovare davvero traccia di scritti corsi prima del XIX secolo, con il "Sirinatu di Scappinu" di Salvatore Viale (1787 - 1861), inserito nel canto IV della sua "Dionomachia" ("la guerra dell'asino"). Il resto dell'opera è ovviamente in italiano. A partire dalla metà del XIX secolo, gli autori che scrivono in corso diventano più numerosi. Citiamo Monsignor della Foata (1817 - 1899) che ha composto le sue "Poesie Giocose" tra il 1850 e il 1875 (senza pubblicarle, ma alcune sono state tramandate oralmente).
Un episodio fondamentale nella storia della lingua corsa è la pubblicazione della prima rivista integralmente in corso, "A Tramuntana" di Santu Casanova (1850 – 1936), che esce nel 1896. Successivamente vengono pubblicate: "A Cispra" nel 1914 (un solo numero a causa della guerra), "L'Annu Corsu" nel 1923 di Antone Bonifacio (1866 - 1933) e Paulu Arrighi (1895 - 1975), "A Muvra" nel 1920 di Petru Rocca (1887 - 1966). Purtroppo, la compiacenza - per non dire di più - presunta o accertata, per Mussolini e le sue idee da parte di alcuni membri di qualche rivista (P. Rocca e S. Casanova in particolare), getta il discredito sulla difesa della lingua corsa dopo la Seconda Guerra Mondiale.
La situazione della lingua si aggrava proprio in quel periodo: il francese diventa la lingua ufficiale nel 1852, ma il provvedimento inizia ad avere effetti solo quando l'insegnamento della lingua francese diventa obbligatorio, nel 1882. Ma in quell'epoca le famiglie meno benestanti nei paesi non mandano i propri figli a scuola, quindi molte persone nate tra il 1880 e il 1900 non conoscono affatto il francese. Quelle che lo conoscono ne hanno solo una conoscenza scolastica e parlano meglio e più volentieri il corso. In ogni modo, il fatto che parecchi della generazione del 1880-1900 non sappiano parlare francese costringe tutti a usare il corso, quindi la lingua corsa rimane la madrelingua dei Corsi nati nei paesi fino agli anni '40 del secolo scorso. Tutto questo è valido per i paesi. Nelle città, cioè Ajaccio e Bastia, la presenza degli uffici amministrativi e di molti Francesi del Continente ha già causato una perdita, benché il corso sia parlato ancora quotidianamente.
Però, dopo la guerra :
1) la generazione che non conosce il francese si estingue
2) c'è un esodo massiccio verso le città
3) il corso è discreditato dalle convergenze tra certi "corsisti" e il fascismo.
I Corsi che nascono nel dopoguerra parlano il francese prima del corso (quando lo parlano), e dato che ormai si vive in città, in una società terziaria, il corso viene ritenuto inutile e non lo si parla più con i giovani. La conoscenza della lingua regredisce presto, insieme alla qualità della lingua parlata.
Solo una rivista prova allora a mantenere l'uso scritto della lingua : "u Muntese" fondato nel 1955 da Petru Ciavatti (1911 - 1996). Il libro di Natale Rochiccioli (1911 - 2002) "Cavallaria Paisana" (~1953) racconta in modo comico la vita quotidiana dei paesi che stanno morendo. Nel 1951, viene emanata la legge Deixonne per promuovere e aiutare tramite l'insegnamento a scuola le lingue "di Francia" che stanno scomparendo. Però il corso (insieme all'alsaziano) ne è escluso, poiché viene considerato come una lingua straniera (cioè l'italiano) sul territorio francese. Citiamo il lavoro gigantesco di Matteiu Ceccaldi (1893 - 1993) che pubblica un dizionario corso-francese (forse il migliore con "l'Usu Corsu" di Marchetti) nel 1965 e la sua antologia della letteratura corsa alcuni anni dopo, nel 1973.
Negli anni 1970, si sviluppa un movimento "popolare" che ottiene dei risultati : il corso potrà essere insegnato a suola a partire dal 1973, dopo essere stato "codificato" da Pasquale Marchetti e Dumenicantone Geronimi nel 1971 in "Intricciate è Cambiarine". Questo movimento ha come attori principali Rinatu Coti, Dumenicantone Geronimi, Pasquale Marchetti, Ghjacumu Thiers, Ghjacumu Fusina, Ghjuvan Terramu Rocchi, fra gli altri. E' il tempo del "Riacquistu". Altri protagonisti importanti sono Ghjuvan Maria Arrighi, Ghjuvan Maria Comiti, Alanu di Meglio, Ghjuvan Ghjaseppiu Franchi, Pasquale Ottavi, Santu Casta, Ghjuvan Claudiu Morati e tanti altri.
Si è fatto molto per mezzo della musica, attraverso la riscoperta delle musiche tradizonali corse, in special modo la "paghjella", canto polifonico che si faceva in Castagniccia. I gruppi che hanno promosso la lingua con la loro musica sono “Canta u Populu Corsu”, i “Chjami Aghjalesi”, “Diana di l'Alba”, i “Muvrini”, per citare solo i più longevi e conosciuti.
Oggi il corso e la sua difesa occupano un posto sempre più grande nella società, anche se non è mai stato così poco usato e conosciuto: essendo parlato quotidianamente solo dalle persone anziane, la sua sopravvivenza come lingua di comunicazione sembra compromessa a breve termine.