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 Da u corsu à u talianu... oppure dall'italiano al corso!


1 - pronuncia della -i- di -in-, -im- nella pronuncia

 

Non è proprio una differenza grammaticale, ma spiega l'uso degli articoli "u", "a", "e" e "i" davanti a i gruppi -in- e -im- (in certi casi, non sempre).

Al contrario dell'italiano standard, non si pronuncia la -i- in posizione iniziale se dopo si trova -n- o -m- . In questo caso la -i- va rimpiazzata nella pronuncia dall'ultima lettera della parola che precede (a condizione di parlare abbastanza velocemente).

Poiché funziona sempre così senza eccezioni in una maggioranza larga di parlate, si è scelto, per convenzione, di non trascrivere questo aspetto nella scrittura, che altrimenti non sarebbe gradevole a vedersi.

NB : in certe parlate, fra cui la parlata ajaccina, non si pronuncia così, ma l'uso è di non scrivere l'ultima lettera della parola che è innanzi. Ma questa parlate sono poche.

Esempio : si scrive :

italiano

corso scritto in modo corrente

corso come potrebbe essere scritto se si facesse vedere che non si pronuncia la -i- (scritttura voluta da certuni)

Non è mica impossibile, ho sentito dire che era andato a Porto, ma che era molto impaziente di entrare nella sua macchina nuova prima di andare là. Posso invitarlo a mangiare se ti pare, a meno che lo inviti tu ? Ùn hè micca impussibule, aghju intesu dì ch'ellu era andatu in Portu, ma ch'ellu era bellu impacente d'entre in la so vittura nova innanzu d'andà qualà. U possu invità à manghjà s'ella ti pare, à menu chì tù u inviti tù ? Ùn hè micca 'mpussibule, aghju 'ntesu dì ch'ellu era andatu 'n Portu, ma ch'ellu era bellu 'mpacente d'entre 'n la so vittura nova 'nnanzu d'andà qualà. U possu 'nvità à manghjà s'ella ti pare, à menu chì tù u'nviti tù ?

 si nota :

- "... u inviti tù..." e non "... l'inviti tù ..." (che rimane corretto). Altro esempio tratto dall'uso quotidiano :" u'mpidisce di dorme !", che sembra corrispondere a un uso antico in toscano : sempre dalla Divina Commedia di Dante, nel Canto I, linea 96 : "[...] ma tanto lo'mpedisce che l'uccide [...]".

- "u possu invità" da preferire a "possu invitallu" nella parlata esaminata, come nella maggior parte della Corsica, salvo in alcune parlate del nordest dove "possu invitallu" sembra possibile.

- si dice "entre" e non "intrà", benché questa ultima forma si senta sempre più a causa della pressione del francese. Però si dice "riintrà" e non "rientre", e "l'intrata" e non "l'intruta" o "l'intrita".

- per assimilazione, la -n- di "in la so vittura" diventa -l- e poiché la -i- non si dice, abbiamo dunque : "entre in la so vittura" = "entre 'lla so vittura"

 

Quindi si spiegano le forme scritte che spesso sembrano strane à gli Italiani e talvolta ai Corsi stessi :

"a insalata" = "a 'nsalata", "a imbrucciata" = "a 'mbrucciata", "u insignante" = "u 'nsignante", ...

  E quindi si spiega anche la scrittura sbagliata che si vede in certe botteghe: "ambrucciata" per "a imbrucciata" o "a 'mbrucciata" a secondo della scelta di scrittura.

 

Quanto detto è valido quando l'ultima vocale della parola che precede -in- o -im- è atona. Se essa è tonica (deducibile dal fatto che è accentata), allora la -i- può essere pronunciata o no  :

esempi :ha sentito :

- si può dire e dunque scrivere hà intesu o anche hà 'ntesu .

- allo stesso modo, ha voluto parlare in corso, si traduce : hà vugliutu (var. : vulsutu) parlà in corsu, oppure hà vugliutu parlà 'n corsu.

 

Ricordiamo che anche se la scrittura in corso è ancora una questione di gusto , la scrittura attualmente più diffusa vuole la -i-.

 

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