Da u corsu à u talianu... oppure dall'italiano al corso!
27 - gli infissi -EGHJ- e -G-
Leggendo un testo in corso ci si rende presto conto che spesso esistono verbi al presente con un allungamento del radicale: "stampitteghja,..." (un po'come in certi dialetti italiani) o con una lettera -g- innanzi la terminazione della prima persona del presente indicativo, che il più delle volte in italiano non c'è (tirgu,...).
Per -EGHJ-
Si colloca semplicemente tra il radicale e la terminazione di certi verbi del primo gruppo, salvo alle due prime persone del plurale. Si ritrova sempre a tutte le persone del congiuntivo presente. Quali verbi ?
E' difficile da spiegare ed è meglio fare un esempio: M. Ceccaldi nel suo dizionario scrive: "dubitu ch'ellu venga"(= "dubito che lui venga) dove "dubitu" è parola sdrucciola, ed è identica al nome associato "u dubitu"(= "il dubbio). Però oggi si dice "dubitèghju ch'ellu venga": ormai quasi tutti i verbi associati a una parola sdrucciola con medesimo radicale prendono l'infisso -EGHJ-. Oltre a questi, tutti i verbi che provengono dall'allungamento di un altro verbo con un suffisso (spesso detto "frequentativo") prendono -EGHJ-: "schirzà" (NON "scherzare" ma "far un dispetto") fa "schèrzu, scherzi,..." ma "schirzigà" (="scherzare") fa "schirzighèghju, schirzighèghji,...". Questi suffissi sono essenzialmente: -igà, -icà, -ità, -ittà, -cinà,...
I verbi in questione saranno specificati in una breva lista. Per ciò che riguarda la parole corse diverse dall'italiano (da vedere "differenze di vocabulario"), questo significato viene sempre specificato. Alcuni verbi (come "suminà") accettano le due forme.
Ecco un esempio con "cuntinuà":
italiano |
corso |
note |
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presente indicativo |
presente congiuntivo |
presente indicativo |
presente congiuntivo |
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continuo | che io continui | cuntinuèghju | ch'e cuntinuèghji |
*bisogna stare attenti che per queste due
persone non c'è -EGHJ-. Al congiuntivo presente, l'accento tonico cade sempre sulla stessa sillaba. |
continui | che tu continui | cuntinuèghji | chì tù cuntinuèghji | |
continua | che lui/lei continui | cuntinuèghja | ch'ellu/ella cuntinuèghji | |
continuiamo | che continuiamo | cuntinuèmu* | chì no cuntinuèghjimu | |
continuate | che continuate | cuntinuate* | chì vo cuntinuèghjite | |
continuano | che continuino | cuntinuèghjanu | ch'elli/elle cuntinuèghjinu |
Per -g-
Alcuni verbi italiani prendono un infisso -g- alla prima persona del singolare del presente indicativo, e lo mantengono alla terza persona del plurale, così come al presente congiuntivo: "tengo, tengono, che io tenga, ecc.
In corso, è lo stesso ma non si ritrova la -g- alla terza persona del plurale del presente indicativo; si tratta degli stessi verbi di cui abbiamo detto (tene = tenere, pone = porre,...) e anche di molti altri. In pratica:
quest'ultima regola si applica ogni volta che si trovano in successione " vocale+(N o R o L)+ vocale " per le tre lettere finali. Per esempio: vene --> vengu, tene --> tengu, pone --> pongu, minà --> mengu, valè --> valgu, falà --> falgu, amparà --> ampargu, spirà --> spergu, chjinà --> mi chjingu, ...
Due eccezioni: "corre", che fa "corgu", e "sarrà" che fa "sargu", benché abbiano due "R".
Nelle regioni che tendono a pronunciare la -d- intervocalica come -r- (è il caso della regione esaminata), la regola si applica anche quando si trovano in successione: " vocale+ D + vocale ". Esempio: crede -> crergu,...
Oltre a interessare glii stessi verbi dell'italiano (tene, pone,...), l'applicazione di questa regola dipende dalle parlate: si usa meno in certi luoghi (esempio: "falà" fa "falgu" in certi luoghi, ma si può dire "falu" altrove). Nella regione esaminatatuttavia, si può dire che sia una "regola" e si rispetta sempre. Per i verbi che si trovano nella sezione "differenze di vocabolario", la presenza di questo fenomeno viene sempre specificata.